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Storia della Mostra del Cinema di Venezia

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Il Lido di Kezich - L’Europeo dei ricordi storici

Corriere della Sera, 30 agosto 2008

«Gli articoli si guardano, le fotografie si leggono». (...)

Il motto paradossale del grande Arrigo (Benedetti, ndr) fu

in realtàil vessillo di un’originale formula giornalistica che

nei primi anni ‘50 seppe equiparare testi e immagini nello

sforzo di rispecchiare la cronaca. Se sfoglio il numero

attualmente in edicola, che Paolo Baratta presidente della

Biennale non ha esitato a definire «storico», il mio

atteggiamento è duplice. Per le foto parlerei di un’immersione

totale nel passato più o meno remoto della manifestazione

come l’abbiamo conosciuta, amata e talvolta aggredita noi

veterani. Tutti i protagonisti appaiono colti sul vivo in forma ravvicinata e confidenziale (...)

Ma all’interno, tra i servizi più belli, c’è quello di Giancolombo

che parafrasando La traversata di Parigi indusse il protagonista

Jean Gabin a fare una traversata di Venezia trasportando un misterioso pacco come il borsaro nero del film. Sempre di Giancolombo è la splendida sequenza della nuotata al Lido di

Paul Newman 45 anni fa; e ci si commuove al pensare che

quel giovanile miracolo di prestanza sia oggi malatissimo e

forse giunto sul passo estremo.

Nel fascicolo li ritroviamo in tanti: l’ineffabile Commenda,

Angelo Rizzoli, che abbraccia De Sica e scherza con il «caro

artista» Fellini; la Lollobrigida che in privato fa le prove allo

specchio dell’abito da indossare la sera; Silvana Mangano tra

Sordie Gassman alla prima di La grande guerra; Luchino Visconti

circondato dal clan l’anno in cui non vinse il Leone con Rocco.

Se queste foto sono tutte emozionanti, i testi non sono da

meno, recando firme di autentici scrittori come Oriana Fallaci, Giancarlo Fusco, Oreste del Buono e altri, una vera sfida alla letteratura «alta». Da portare nelle scuole di giornalismo

l’intervista di Lietta Tornabuoni a Marcello Mastroianni,

«Sono soltanto un perito edile», un ritratto veritiero, lieve, memorabile.

A interrompere l’idillio con il passato, in una pubblicazione da consigliare a chi c’era e a chi non c’era, intervengono note

stonate come la pesante stroncatura, miope e ingiusta, di un capolavoro misconosciuto: «Questa volta Fellini ci ha fatto il Bidone».

Ma proprio il panorama di L’Europeo ci insegna che la storia

è fatta anche di colpevoli sviste.

Tullio Kezich