Foto&Photo 2002 - Fotografia a Cesano Maderno

Catalogo generale

GIANCOLOMBO Europa Anni '50

di Enrica Viganò

 

A sentirlo parlare sembra ieri: la freschezza dei suoi

ricordi unita all'entusiasmo dei suoi racconti ci ricolloca, come per magia, in quel tempo e in quel luogo di cui è

stato testimone. Attraverso le parole di Giancolombo le

sue fotografie diventano, se possibile, ancora più vive.

Ma è nella narrazione per immagini che Giancolombo raggiunge spesso livelli di alta poesia, grazie ad una ricercatezza formale, che a volte rischia di mettere in secondo piano quella che per lui rimane comunque la funzione primaria della fotografia, cioè la funzione documentaria.

Con l'esplicita funzione di documentare la vita

nell'Europa del dopoguerra, il fotografo Giancolombo

negli anni '50 gira in lungo e in largo l’Italia e i Paesi

intorno a noi registrandone 'semplicemente' il divenire.

La mostra Europa anni '50' è una raccolta di queste immagini, estratte dal ben più ampio archivio dell'agenzia Giancolombo, che ha coperto le notizie, il costume,

gli eventi e i personaggi della nostra storia per più di vent'anni.

Giancolombo è una figura unica nel mondo del fotogiornalismo italiano: fotografo dai mille volti,

maestro di reporter di fama, esperto del mestiere, imprenditore all'avanguardia, gentiluomo della mondanità internazionale, osservatore sensibile della vita.

Grazie al suo senso pragmatico è riuscito a canalizzare tutte le sue doti in un'attività brillante, coniugando scoop mondani, cronaca nera e vita quotidiana. Copertine di testate nazionali e internazionali conquistate con ritratti

a grandi personaggi, con appostamenti avventurosi,

con intuito giornalistico, oppure con dei grandi colpi di fortuna, come lui stesso ammette. Ingegnoso e indipendente, ha condiviso con illustri personalità di

ogni campo, dallo spettacolo alla politica, momenti

salienti, mantenendo però un occhio sempre ben aperto sulle storie di tutti i giorni.

Nell'esposizione si è voluta riscostruire questa duplice

ed intensa attività, selezionando le stampe fotografiche (appese in parete) tra gli scatti dedicati alla gente

comune e i documenti (esposti nelle bacheche) tra i

servizi che hanno fatto scalpore all'epoca. Ci sembrava fondamentale cercare di dare una coerenza al percorso espositivo, sfuggendo a fatica alle mille tentazioni che l'archivio Giancolombo offriva, e rinunciando quindi a moltissime splendide immagini, per circoscrivere la lettura

ad alcuni temi privilegiati.

La scelta è venuta da sè dopo aver riscoperto l'intensità

dei reportage ad ampio respiro che Giancolombo aveva

personalmente realizzato negli anni '50.

Su incarico di Illustrazione Italiana partiva per città

lontane e si fermava per lunghi periodi con la volontà di entrare nelle vibrazioni del luogo, lasciarsi stimolare dalle sue pulsioni e permeare dalle sue atmosfere. Lui doveva arrivare a 'sentire' il posto, doveva coglierne la cultura in tutte le sue espressioni e non si può dire che non ci sia riuscito guardando i marinai sul ponte di Leningrado, le persone che si accalcano sul tram di Barcellona, la famiglia che passeggia davanti al Duomo di Colonia distrutto dai bombardamenti e ancora i bambini affacciati a una

finestra di Dublino o i tagliapietre nella pausa pranzo a Carrara.

Stralci di vita, segni del passato, sogni di futuro in uno

dei momenti storici più ricchi di umanità e desiderio di ricostruire.

 

Il Giovane Giancolombo

di Susanna Colombo

 

Farà probabilmente sorridere l’orgoglio di una figlia che traspare da queste righe, nel descrivere le fotografie

del padre. Me ne sono fatta scrupolo, ma sono convinta che quello che più conta sia il punto di vista di un’altra generazione.

Il giorno dell’inaugurazione della mostra “Europa anni ’50”, al Foto&Photo Festival di Cesano Maderno, ho seguito con un’attenzione un po’ ovattata dall’eco dell’evento in corso gli sguardi e le espressioni di chi guardava le fotografie di Giancolombo appese alle pareti.

Le teste imbiancate, che ricordavano con chiarezza il gesto di sfogliare riviste e incuriosirsi alle vicende delle star che Giancolombo immortalava, si sono stupite e hanno sentito un tocco speciale alle immagini della Vienna ancora piegata sotto la dominazione sovietica, della Parigi magica e nebbiosa, dell’Inghilterra del benessere, della Spagna orgogliosa e caotica del franchismo, del mistero della Russia del 1956.

Ma per molte persone presenti era la prima volta. Erano stupiti, interessati, curiosi; erano giovani.

Non potevano avere visto prima quelle fotografie proprio per questo. Giancolombo, un esordiente già famoso, ottantun anni di gioventù immutata che comunica subito con l’altra gioventù. E quando ciò che si comunica sono la passione e la malinconia arrangiate insieme dall’istinto, involontariamente fissate nell’attimo di uno scatto meccanico, quando l’apparecchio fotografico non ha più peso nelle mani; allora si tocca l’anima, anche di chi non ha ricordi.

Non è ciò che si vede, oppure ciascuno di noi avrebbe nel cassetto e negli album la storia, nelle immagini della propria infanzia. Non è ciò che si vuole mostrare, oppure ci sarebbe un’intenzione supponente e superba. É il racconto istintivo di chi c’era, di chi ha visto, ma con una magia indecifrabile: come il pittore che nella mano ha un segno come tanti altri, fatto di punti nello spazio piano, ma chissà perchè uniti in un modo unico, un tratto irripetibile che rappresenta, suggerisce, fa intuire.